domenica 23 ottobre 2016

Socialismo, a che punto siamo oggi

Non è difficile constatare che il movimento socialista e il suo pensiero sia oggi relegato ad una posizione a dir poco marginale. I lavoratori, sia dei paesi economicamente sviluppati che non, hanno una vaga ed in generale errata idea di cosa significhi Socialismo. Quali sono le cause? La causa principale è la mondializzazione del mercato del lavoro. La produzione o va dove la forza lavoro costa enormemente meno o è la forza lavoro a bassissimo costo e aspettative a sportarsi verso la produzione. Questa internazionalizzazione del capitale non ha avuto una corrispondente internazionalizzazione del movimento socialista. Le identità statali borghesi spacciatesi per identità nazionali hanno ancora la supremazia sul pensiero della classe lavoratrice. La stessa identità di classe è stata assottigliata e confusa. Nei paesi sviluppati economicamente l’ambiguità di questa definizione ormai dettata dal pensiero borghese ha praticamente svuotato la classe della sua coscienza. Nei paesi sottosviluppati economicamente le condizione di depressione esistenziale e di bassissimo potere contrattuale non ha permesso nessuna presa di coscienza. Come risultato abbiamo la coscienza di classe ai minimi storici. Tra molti lavoratori è prevalsa l’idea che non ci sia alternativa alla struttura e morale borghesi, dove è normale che ci siano ricchi e poveri, dove l’importante è che ci sia libertà, eguaglianza e fraternità, ma secondo il loro significato borghese, ovvero gli affari sono affari e vengono prima di ogni altra cosa.
E noi socialisti ci ritroviamo troppo spesso a dover rispolverare e ricontestualizzare il concetto di classe lavoratrice oppressa e quello di classe dominante. Che si può semplicemente risolvere in un discorso di sostentamento: senza il tuo, o di chi ti mantiene, lavoro remunerato (pensione inclusa) puoi campare di rendita, e far campare i membri della tua famiglia che non sono nelle condizioni di lavorare (figli piccoli, disabili, anziani) con uno standard di vita adeguato per il resto dei tuoi giorni? Sì? Allora non fai parte della classe lavoratrice. No? Allora ne fai parte e devi assicurarti di essere sempre in una occupazione retribuita, vedendoti al miglior, o di questi tempi l’unico, offerente. Questa definizione non dovrebbe confondere nessuno e far vedere alcuni “colleghi” o conoscenti in una luce diversa se nel loro caso, sì, sarebbe la risposta giusta. I ricchi, membri della classe dominante, non stanno necessariamente sullo yacht tutto l’anno, molti “lavorano”, o più correttamente passano il tempo in un ambiante lavorativo, non che ne abbiano bisogno economicamente si intende. Ad ogni modo questa ambiguità associata al fatto che la classe media per “diritto divino” non si ritiene facente parte della classe lavoratrice, nonostante non possa rispondere al questo sopra posto positivamente, porta all’offuscamento della coscienza di classe. Di conseguenza il vero e proprio concetto di Socialismo sembra ai più una vecchia storia andata a male.
Questo ci porta poi ad un altro grave ritardo storico del movimento e del pensiero socialista. Ovvero anni di “marxismo” centralista blanquista (con blanquista si intende controllato rigidamente da un piccolo gruppo) che ha dominato e per molti versi è ancora in auge tra molti socialisti marxisti. Questo partiva dal presupposto che la classe lavoratrice doveva essere guidata da rivoluzionari di professione. Questo si affermò in contrasto di altre correnti degenerative del socialismo marxista. Il riformismo, che voleva cambiare il capitalismo dall’interno tramite riforme strutturali, il sindacalismo che vedeva nelle confederazioni di lavoratori l’unico strumento rivoluzionario, e l’anarchismo che si concentrava sulla distruzione dello Stato borghese senza occuparsi della ricostruzione della società in senso socialista. La popolarità del “marxismo” centralista blanquista si affermò principalmente con la presa del potere dei Bolscevichi in Russia alla fine del 1917. Il concetto di coercizione della classe lavoratrice tramite una piccola avanguardia rigidamente strutturata nel Comitato Centrale del Partito, dove i ruoli sono divisi come in una delle migliori strutture capitalistiche, divenne dominante. Di conseguenza i movimenti socialisti marxisti che al contrario volevano un Partito senza capi, dove tutti avessero ruoli intercambiabili e seguissero il criterio di delega revocabile in qualsiasi momento quando gli elettori sentissero che il delegato non fosse in linea con il suo mandato e non di rappresentanza con libertà di azione del delegato a prescindere dal suo mandato, diventarono mosche bianche. Unendo quindi lo svuotamento della classe lavoratrice da responsabilità politiche… e perdendo qualsiasi potere contrattuale la classe lavoratrice si ritrova oggi a essere in gran parte amorfa, abituata alla delega passiva e non alla partecipazione attiva, incosciente della propria identità e quindi si sente impotente e frustrata. La facile via di uscita fornita dalla borghesia è il nazionalismo e il moralismo borghese.
Oggi siamo quindi ad un pessimo punto, ma non ci possiamo scoraggiare e arrendere, lo dobbiamo alle generazioni passate che hanno lottato per un sistema migliore e alle generazioni future che si ritroveranno con problemi sociali enormi. Il sistema socio-economico capitalista si basa sul profitto tratto dal lavoro non pagato e non è sostenibile. Con la globalizzazione sta raggiungendo il suo limite e si basa sulla disparità di ricchezza e condizioni tra persone. Il socialismo marxista vuole cessare questo sistema socio-economico basato sul profitto di pochi grazie allo sfruttamento di molti. Vuole cessare questo stato di cose tramite l’azione della classe lavoratrice nella sua maggioranza. A questo scopo si organizza in un Movimento politico mondiale dove non ci siano capi e non ci sia la tipica divisione del lavoro che caratterizza la produzione capitalista. Ciò vuol dire che ogni membro del Movimento è parte in causa e non può semplicemente delegare la sua responsabilità. Ma per questo motivo il Movimento dei lavoratori, costituito solo dai lavoratori stessi, e non da politici professionisti, ha bisogno di te lavoratore.  
Il Movimento Socialista Mondiale è già formato da Partiti Socialisti marxisti in Gran Bretagna, negli Stati Uniti, in Canada, in India, in Nuova Zelanda, ma in Italia siamo ancora troppo pochi. Abbiamo bisogno di lavoratori socialisti rivoluzionari per stabilire il Partito compagno del Movimento Socialista Mondiale in Italia. Leggi di più su cosa è il socialismo qui:
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