giovedì 22 luglio 2010

In difesa dello Statuto dei Lavoratori e quindi anche del suo articolo 18

Lo Statuto dei Lavoratori del maggio del 1970 è il frutto delle lotte, talvonta violente, che i lavoratori hanno condotto per anni ed è stato possibile grazie a mobilitazioni di massa e a un potere contrattuale che seppur non straordinario era di gran lunga superiore a quello odierno.

Lo Statuto dei Lavoratori è stato annunciato pubblicamente per la prima volta dall’allora nuovo ministro del Lavoro Brodolini nel dicembre del 1968, in visita di solidarietà ad Avola in Sicilia, dove la forza pubblica aveva sparato a dei lavoratori agricoli (braccianti) in protesta uccidendone due.

Si ricordi che questi, gli anni sessanta, erano anni di grande fermento per la classe lavoratrice (per un più dettagliato approfondimento rimandiamo il lettore all’articolo della CCI “L’Autunno caldo 1969 in Italia, un momento della ripresa storica della lotta di classe (I)”; http://it.internationalism.org/node/865).

In questo periodo nascevano in Italia i Comitati Unitari di Base (CUB) in polemica con i sindacati confederali. Si ricordi anche che l’attivismo operaio e studentesco era tale da portare nel 1969 alla nascita di consigli di fabbrica, costituiti da delegati eletti dai lavoratori in alternativa alle burocraticizzate Commissioni Interne (CI) gestite dai sindacati. I consigli di fabbrica erano costituiti da delegati di reparto, di squadra e di linea eletti dai lavoratori senza distinzione di apparteneza o no ai sindacati. Tali consigli operai erano in genere in netta contestazione con i sindacati anche se col tempo molti furono sindacalizzati.

La risposta repressiva della classe dominante a tutto questo non si fece attendere. La strage di Piazza Fontana a Milano il 12 dicembre del 1969 non fu che un esempio emblematico degli anni di piombo a seguire.

Sta di fatto che lo Statuto dei Lavoratori è diventato legge nel maggio del 1970 e contiene articoli di enorme importanza per le condizioni lavorative dei lavoratori. Il padronato ovviamente non digerisce questa discrepanza tra la riacquistata quasi completa supremazia contrattuale e gli articoli in difesa dei diritti dei lavoratori presenti nello Statuto.

Il padronato usa la vecchia storia che è lui che dà da mangiare alle famiglie dei lavoratori, e lo Statuto dei Lavoratori rende poco flessibile l’impresa e quindi lo costringe ad abbondonare il paese, alla ricerca di luoghi dove questa flessibilità è possibile.

Quello che il padronato non può dire è che sono i lavoratori che lo arricchiscono, attraverso il loro assoggettamento al sistema del lavoro salariato, e che il profitto che esso ricava proviene dal lavoro non pagato ai lavoratori. Un’altra cosa che il padronato non dice è che tale flessibilità, ovvero la mancanza di diritti di base per i lavoratori, è possibile solo in paesi dove i lavoratori sono costretti a lavorare in condizioni di misera, senza diritti, senza difese e questo di certo conviene solo ai loro padroni!

Il MSM come movimento dei lavoratori che lotta per una società socialista, pur non dimenticando e lottando contro le cause che determinano l’assoggettazione dei lavoratori al capitale, invita tutti i suoi sostenitori e simpatizzanti a schierarsi in difesa dello Statuto dei Lavoratori e quindi anche del suo articolo 18 (dove il giudice con la sentenza con cui dichiara inefficace il licenziamento … annulla il licenziamento senza giusta causa o giustificato motivo … [in posti di lavoro con] più di quindici prestatori di lavoro o più di cinque se trattasi di imprenditore agricolo).

Lavoratori di tutto il mondo unitevi!

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